I cambiamenti climatici (climate change), l’aumento della popolazione mondiale, l’impiego di pratiche agricole sempre più intensive e l’impiego massivo di fertilizzanti chimici hanno portato alla degradazione dei suoli, le cui le attività antropogeniche sono le principali responsabili e determinano una drastica perdita di biodiversità. La FAO ha stimato raggiungere più di 9 miliardi di persone tra una generazione (quasi 3 miliardi in più rispetto ad oggi) e afferma che la produzione alimentare dovrà aumentare del 70% (FAO, Food and Agriculture projections to 2050).

Il rapido aumento della popolazione mondiale si accompagna da un lato allo sfruttamento eccessivo dei suoli agricoli esistenti, dall’altro alla necessità di estendere le aree geografiche assegnate alla produzione di alimenti, carburanti e prodotti destinati alla trasformazione.

Per far fronte alla necessità di ridurre l’impatto ambientale connesso con l’uso di diverse sostanze chimiche di vecchia generazione, la comunità scientifica, accademica e industriale, ha compiuto diversi sforzi negli ultimi decenni per lo sviluppo di alternative efficaci ed ecosostenibili.La maggiore richiesta che si prospetta di produzione e utilizzo di prodotti a residuo zero non può prescindere dalla recente regolamentazione, ancora carente.La comparsa di nuovi agenti patogeni correlati ai cambiamenti climatici e l’esistenza di patogeni endemici resistenti ai fitofarmaci di sintesi continuano a sfidare la nostra abilità nella salvaguardia della salute delle piante e del pianeta in tutto il mondo.Nonostante lo sviluppo di adeguate tecnologie al fine di aumentare e adattare la produttività agricola, non è ancora tuttavia possibile soddisfare la domanda globale di cibo.

A questo scopo vengono utilizzate pratiche agricole sempre più intensive che prevedono l’impiego di fertilizzanti chimici e pesticidi, portano alla degradazione dei suoli e determinano quindi una drastica perdita di biodiversità.

Il Suolo Organismo Vivente
In una manciata di suolo agricolo (circa 200 g di terra) si possono trovare circa 0,5 g di organismi viventi, molti dei quali sono microrganismi invisibili ad occhio nudo.Facendo le debite proporzioni questo significa che in un ettaro (100 × 100 mt, circa due campi da calcio) si possono trovare 5.000 kg di organismi viventi. In questa enorme biomassa vivente, comunemente denominata “biota” possiamo trovare una infinità di organismi viventi, in gran parte ancora sconosciuti. Si stima la presenza di migliaia di insetti, centinaia di migliaia di protozoi e nematodi, centinaia di metri di radici, chilometri di ife fungine e miliardi di batteri.La maggior parte di essi si trova nella parte più superficiale del suolo (topsoil) e svolge innumerevoli compiti essenziali per la vita del nostro pianeta.Nonostante le apparenze, il suolo non è un blocco di terra compatto ma è pieno di spazi più o meno piccoli che garantiscono sia il passaggio di aria che di acqua ma anche una efficace protezione per gli organismi più piccoli da eventuali predatori.Questi spazi dipendono dalla struttura e tessitura del suolo e molto spesso sono creati dagli stessi organismi (per es. nematodi, artropodi, lombrichi, ecc.) o dalle radici.La parte di suolo immediatamente adiacente alle radici delle piante, la rizosfera, è una delle zone più densamente popolate ed attive del suolo.Le radici, infatti, rilasciano tutta una serie di composti organici (essudati) accrescendo così la disponibilità di nutrienti e procurando una fonte di carbonio prontamente utilizzabile da parte dei microrganismi eterotrofi del suolo.Gli acidi umici (Ha), parte integrante del suolo, sono una miscela complessa di diversi acidi contenenti gruppi carbossilici e fenolici genericamente indicati e si possono distinguere in acidi umici, acidi fulvici, secondo la solubilità in acqua a diversi livelli di pH ed umina, strettamente connessa alla matrice minerale e sono classificati come biopolimeri. Macromolecole organiche complesse, provengono dalla decomposizione della sostanza organica e della attività microbica dei microrganismi ed esplicano una azione di stimolo della crescita delle piante per via diretta e indiretta, stimolando la rizogenesi.

Acidi umici e acidi fulvici aumentano infatti la CSC (capacità di scambio cationico) ed esercitano un effetto tampone sul pH, incrementando la biodisponibilità degli elementi nutritivi e riducendo le perdite per lisciviazione. La moderna ricerca ha orientato i produttori verso l’applicazione di acidi umici da LeonarDite aMericana, proveniente da giacimenti del South Dakota, e tecnologie specifiche consentono la applicazione di prodotti solubili ed efficaci in un range di pH molto ampio, rispetto ai comuni acidi umici sul mercato che a pH alti diventano inefficaci.Tenendo quindi nella dovuta considerazione la vita nel suolo e ciò che essa consente, è opportuno definire nuovi sistemi di protezione mirati a salvaguardare questa immensa ricchezza e consentire di svolgere il suo fondamentale ruolo nelle produzioni agricole.La revisione europea relativa all’impiego di fitofarmaci, tutt’ora in corso, è fortemente orientata all’abbandono dei sistemi classici di disinfezione e sterilizzazione con sostanze di sintesi a favore dell’utilizzo di alternative più ecologiche quali la disinfezione/sterilizzazione Bio, utilizzando aminoacidi e sostante organiche fermentate naturalmente con microrganismi non OGM, da cui gli acidi carbossilici risultanti da questo processo fermentativo controllato.Moderne tecniche quali solarizzazione e impiego associato di prodotti organici contenenti aminoacidi liberi, in particolare Lisina, e triacontanolo naturale, un alcol a lunga catena e naturalmente presente in alcune piante, estratto per idrolisi enzimatica dalle piante delle Fabaceae (leguminose), particolarmente ricche di questo alcool dalle proprietà ormono-simili che, applicato in differenti fasi, ne stimola positivamente il metabolismo, anche quando le condizioni sono avverse.